Il pesce e l’Anisakis

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Quanto è buono il pesce e quanto può far bene alla salute, è cosa ormai saputa, ma spesso per distrazione o solo per non conoscenza, rischiamo di correre rischi con complicanze anche serie quando lo mangiamo.
Il pesce infatti, specie quello selvatico, pescato quindi direttamente in mare e non proveniente da allevamenti, può essere portatore di un parassita del tratto gastrointestinale, tale parassita prende il nome di Anisakis.
L’anisakiasi, ossia l’infezione da Anisakis, è appunto un infezione che colpisce come già detto l’intestino, ma tale parassita, si trova nello stadio adulto nell’addome di mammiferi marini come delfini, o balene.
Qui, questi parassiti svolgono il loro ciclo biologico, nell’ ambiente marino appunto. Rilasciate in acqua attraverso le feci dei mammiferi marini, le uova sviluppano i loro stadi larvali. Infatti, dopo la schiusa vengono ingeriti dai primi ospiti intermedi, di solito i piccoli crostacei che costituiscono il krill, a sua volta viene ingerito dal secondo ospite intermedio, che è il pesce. Nell ‘ultimo stadio larvale può passare direttamente al suo ospite definitivo (mammiferi marini) per competare il suo ciclo biologico, oppure può trovarsi accidentalmente in un altro ospite dove non evolve a successivi stadi di sviluppo. L’ospite accidentale può essere l’uomo quando per caso si è trovato a mangiare pesce poco cotto o addirittura crudo, che conteneva le larve.

INFESTAZIONE DA ANISAKIS: COSA SUCCEDE NELL’UOMO

Fù negli anni 60 ad essere documentato il primo caso di infestazione umana da parte di questi parassiti. Nei Paesi dove si consuma molto il pesce crudo come il sushi ad esempio, i casi di infestazione sono più frequenti. Lo sanno bene Paesi come Giappone e Scandinavia.
Ma cosa succede quando mangiamo pesce contenente Anisakis?
Una volta ingerite, le larve possono essere espulse in 48 ore oppure, possono restare nell’intestino dove penetrano nella Mucosa Gastrica causando dolore addominale, febbre, diarrea e vomito. Se riescono a passare nell’intestino, si può manifestare un’importante risposta immunitaria eosinofila e granulomatosa, generalmente una o due settimane dopo l’infezione, e a tal punto la situazione può sviluppare vere e proprie emergenze.
In alcuni casi l‘infezione può essere combattuta con il solo trattamento sintomatico mentre in casi di un’ostruzione dell’intestino tenue, potrebbe essere necessario l’intervento chirurgico. Ad ogni modo, sono riportati casi di successo di un trattamento con solo albendazolo, senza chirurgia.

PREVENZIONE

La cottura e/o il congelamento del pesce a temperature adeguate ( almeno -18 gradi per 96 ore) per un tempo sufficientemente lungo può essere in grado di scongiurare il pericolo di un infestazione da questo parassita mentre non viene scongiurata né dalla marinatura, né dalla salatura, né dall’affumicatura. Anche la cottura deve avere almeno un tempo di oltre un minuto per 60 gradi.
Quindi il pesce, si, mangiamolo! …ma attenzione all’Anisakis in agguato…

I NOSTRI CONSIGLI

Quando pulite il pesce, guardate bene nelle interiora appena eliminate, è li che il parassita si muove facilmente ed è riconoscibile dal momento che è lungo dagli 1-3 centimetri.

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Autore dell'articolo: FANTASTICA LA TUA CASA

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